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Il PSC secondo la cittadinanza

psc_logo_coloriNei mesi di gennaio e febbraio 2013 l’Unione Terre di Castelli ha organizzato una serie di incontri nei 5 Comuni interessati dal nuovo Piano Strutturale Comunale (PSC): Castelnuovo, Castelvetro, Savignano, Spilamberto, Vignola.

Lo scopo di tali incontri era fornire dati statistici sul territorio e raccogliere suggerimenti, esigenze e considerazioni della cittadinanza per lo sviluppo futuro del nuovo PSC.

Il risultato è stato la realizzazione di questo bel documento (link) da parte della società Avventura Urbana Srl – Cooperativa CAIRE di Reggio Emilia che si è occupata dell’intero percorso.

Leggendo il documento, abbiamo potuto constatare che molte delle istanze sollevate durante gli incontri sono pienamente condivisibili ed auspicabili. Ci riferiamo in particolar modo a:

– riduzione al minimo, fino all’azzeramento, del consumo di suolo e incentivazione al recupero, riuso e riqualificazione del patrimonio esistente;

– introduzione di nuovi criteri costruttivi e/o riqualificazione degli immobili con particolare attenzione ad aspetti come il risparmio energetico, la bioedilizia, la sicurezza antisismica e la bonifica degli edifici e delle aree industriali dismesse (soprattutto per quanto riguarda l’amianto);

– necessità di prevedere alloggi adatti alle esigenze di soggetti in difficoltà come anziani, giovani e giovani coppie, famiglie disagiate e lavoratori immigrati;

– politiche abitative e politiche di riqualificazione del patrimonio esistente attuate con una forte regia pubblica, in grado di “coinvolgere attivamente i privati indirizzando le loro scelte di investimento attraverso una maggiore capacità di programmazione e incentivi anche di natura fiscale”;

– riduzione dello spostamento delle persone e promozione di forme alternative di mobilità (mobilità ciclabile, auto elettriche, car sharing, car pooling, sviluppo mobilità su ferro, potenziamento dei servizi pubblici) che scoraggino l’uso privato dell’automobile e favoriscano forme di mobilità collettiva;

– rispetto al tema dell’attrattività del territorio per le nuove imprese, politiche volte a privilegiare quelle aziende che “(…) portano un valore aggiunto dal punto di vista dell’innovazione tecnologica, dell’occupazione e della specializzazione” e che “non prevedono un eccessivo consumo di suolo anche in presenza di un numero elevato di addetti”;

– integrazione delle aree industriali con il territorio (“non dobbiamo più creare tante isole sparse qua e là”);

– miglioramento della gestione delle attuali aree industriali ed artigianali soprattutto dal punto di vista ambientale e dell’inserimento territoriale;

– valorizzazione del comparto produttivo legato alla green economy;

– forme di agricoltura multifunzionali come ad esempio la manutenzione del territorio da parte degli agricoltori (pulizia boschi e fiumi, ripristini idrogeologici ecc) e riconoscimenti agli stessi sotto forma di sgravi fiscali (riduzione IMU, tasse rifiuti ecc);

– incentivazione dei mercati territoriali (prodotti a Km zero);

– per quanto riguarda la scuola e i servizi educativi, garanzia del pieno accesso alla scuola dell’obbligo già a partire dalle scuole d’infanzia;

– realizzazione di un centro educativo/formativo altamente informatizzato, dove possano essere svolte tutte le attività di studio, ricerca, didattica a distanza in collegamento con i principali centri di formazione nazionali ed internazionali;

– maggiore sviluppo delle politiche legate al turismo e alla valorizzazione del territorio;

– esigenza di esprimere una “inversione di tendenza”, di dare un segnale tangibile che comportamenti e politiche passate (sull’uso di risorse come il suolo, l’acqua, l’aria) non sono oggi ripetibili ma ci si muove nella direzione opposta;

– politiche volte a coniugare sviluppo economico e tutela dell’ambiente al fine di scongiurare il conflitto lavoro/ambiente – lavoro/salute che rischia di determinarsi soprattutto nei momenti di crisi economica.

A fronte di tutto quanto sopra, condividiamo peraltro gli stessi timori manifestati dalla cittadinanza, ovvero:

– che i risultati delle discussioni non siano utilizzati dagli amministratori per rivedere le previsioni di piano e che il lavoro svolto non sia “preso nella giusta considerazione e che in realtà sia già tutto deciso”;

– che i dati forniti spesso non sono aggiornati, che mancano alcune analisi e valutazioni che consentirebbero di affrontare i problemi da diversi punti di vista e infine che taluni dati non possano essere riconosciuti come validi (si pensi ad esempio alle proiezioni sull’aumento demografico che sono spesso datate e non tengono conto dell’attuale crisi economica).

Per quanto ci sarà possibile, non mancheremo di vigilare verificando se il nuovo PSC terrà effettivamete conto delle osservazioni dei cittadini.

M5S – Gruppo Unione Terre di Castelli